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La provincia di Teramo patria del turismo enogastronomico.

Il turismo enogastronomico, negli ultimi dieci anni, ha riscosso un progressivo interesse che non sembra per nulla scemare; anzi, sempre più turisti, nel programmare i propri itinerari culturali e/o naturalistici, si fanno guidare dalla possibilità di assaporare la cucina tipica di un territorio per scoprirne il peculiare patrimonio enogastronomico.

Sempre più spesso, infatti, è proprio la passione per il food a diventare la motivazione stessa del viaggio.

L’Abruzzo, come regione, ha un patrimonio enogastronomico unico nel suo genere per varietà e qualità, tant’è che l’anno scorso è stato insignito del premio speciale FOOD AND TRAVEL ITALIA 2018, risultando tra le tre migliori regioni italiane.

La provincia di Teramo, grazie alla sua caleidoscopica ricchezza di sfumature enologiche e culinarie, è una meta perfetta per il turista desideroso di scoprirne il fascino anche stando seduto a tavola.

Soggiornare a Tortoreto, ad esempio, consente ai viaggiatori non solo di scoprire un territorio ancora, per buona parte, incontaminato ma anche di apprezzare la bontà di una tradizione culinaria antica e forte, basata sulla genuinità dei prodotti tipici della zona e oggi riproposta con passione e professionalità all’interno dei tre diversi ristoranti dell’Resort Il Parco Sul mare.

Oltre alle molteplici specialità culinarie proposte dai numerosi ristoranti e agriturismi della provincia, le specialità tipiche della zona possono essere gustate anche prendendo parte alle tante sagre che si svolgono durante la primavera e l’estate in quasi tutte le località di villeggiatura della provincia teramana.

Particolarmente note e frequentate sono la Sagra del timballo teramano a Floriano di Campli, la Festa delle rane e dei prodotti tipici locali a Fontanelli di Atri, la Sagra degli Spaghetti al Pesto Casolano, delle Anguille e del Baccalà a Casoli d’Atri e la Sagra del Pane Casereccio e dei grani Antichi a Mutignano, frazione di Pineto.

La cucina della zona, mediterranea nei profumi e negli ingredienti, creativa nella varietà e nella freschezza dei piatti e dei prodotti tipici, ha saputo trarre dalle radici pastorali e contadine della propria tradizione la capacità di essere insieme genuina e raffinata, esaltando quelli che sono sapori antichi, ricchi di semplicità.

Accanto ai piatti della propria cucina, l’Abruzzo propone anche un’ampia scelta di prodotti tipici tanto raffinati quanto inconsueti, al pari dei suoi vini e oli, conosciuti e apprezzati dagli intenditori di tutto il mondo.

Per quanto riguarda la produzione di vini, i vitigni tradizionali sono il Montepulciano d’Abruzzo DOC tra i rossi (che conta anche la tipologia Cerasuolo, che è rosata) e il Trebbiano d’Abruzzo DOC, tra i bianchi.

Fra i primi piatti della tradizione abruzzese, i maccheroni alla chitarra (che prendono il nome dall’attrezzo da cucina in legno con cui vengono preparati) occupano il posto d’onore; degne di nota sono anche le scrippelle, una sorta di crepes servite asciutte o in brodo, spolverate di pecorino e cannella, e il famoso timballo.

Tra i dolci tipici regionali troviamo la pizza di Pasqua, una focaccia lievitata che viene benedetta nelle chiese la notte di Pasqua; il parrozzo di Pescara, il cui nome si deve a un’intuizione del noto poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio; i calgiunitti, ripieni di ceci, marmellata e pinoli; i bocconotti, a base di pasta frolla e i prelibati confetti di Sulmona.

Una menzione a sé, la meritano le Virtù Teramane, ricetta le cui origini si perdono in un lontano passato e che, per tradizione, si prepara in occasione del Primo maggio in varie località della provincia per festeggiare l’arrivo della primavera e mantenere vive antiche usanze come quella di celebrare la dea Maya (da cui il mese di maggio prende nome) per propiziare la fertilità della terra e l’abbondanza del raccolto.

Secondo la filastrocca tramandata di generazione in generazione per preparare questo piatto sono necessari “Sette tipi di legumi, sette tipi di verdure, sette specie di aromi, sette varietà di carni e sette tipi di pasta”, ma, in realtà, sono ben oltre 50 gli ingredienti di stagione che vengono utilizzati nella preparazione di questa particolarissima zuppa.

Ma qual è l’origine del nome Virtù? Ci sono varie ipotesi, nessuna ovviamente verificabile. Secondo alcuni, il termine virtuosa sarebbe riferito proprio alla capacità economica della massaia nell’essere riuscita a gestire al meglio la dispensa fino all’arrivo della nuova Primavera e dei nuovi prodotti della terra. Secondo altri, le virtù sono i legumi e le verdure prodotti dalla fatica dei contadini, preziosi doni della terra.

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